• La Natura del Parco - Le pinete


    L’Arcipelago di La Maddalena, e in particolare l’Isola di Caprera, è stato interessato in passato da interventi di rimboschimento di grande estensione, eseguiti allo scopo di tutela idrogeologica e come riserva di legname, utilizzando prevalentemente il Pino domestico (Pinus pinea L.).Col tempo diversi fattori hanno ridotto la superficie originaria rimboschita - incendi, aerosol marino, siccità e cambiamenti socio-economici ma ancora oggi sono presenti numerosi nuclei di pineta residui dell’impianto originario che hanno acquisito ulteriori valenze rispetto allo scopo iniziale di protezione, anche in considerazione del fatto che dal 1996 fanno parte di un Parco Nazionale. Infatti oltre alla protezione del suolo queste pinete diversificano il paesaggio, offrono riparo dalla calura estiva e favoriscono le passeggiate all’aria aperta, incrementano la biodiversità specifica e strutturale e, non in ultima istanza, sono l’unico modello di bosco “colonnare” che molte generazioni di nativi dell’arcipelago hanno conosciuto sin dalla nascita tanto da divenire per gli abitanti un bene “identitario” più del museo Garibaldino (Bonanno, 2003).
    Attualmente l’estensione totale delle Pinete nell’ Arcipelago è di 109,27 ettari dei quali 95,27 ettari nella sola isola di Caprera.
    Nonostante le pinete siano nate come sistemi boscati molto semplificati e uniformi sul territorio in quanto prodotti da un impianto artificiale estensivo, si può affermare che attualmente c’è grande complessità e diversità tra i nuclei di pineta dislocati nell’Arcipelago. La diversità è legata sia agli interventi ad esse applicati sia alle dinamiche naturali di rinnovazione in atto.
    Le Pinete di Pino domestico dell’Isola di Caprera possono essere classificate in tre categorie principali:

    1) Pinete di Pino domestico a copertura monoplana e profilo uniforme. Questi popolamenti sono stati soggetti a interventi di diradamento. Presentano chiome e fusti ben sviluppati. Sotto copertura non è presente rinnovazione di specie arboree e manca anche lo strato arbustivo. In taluni casi lo strato arbustivo è presente nelle zone di margine. Un tipico esempio di questa categoria è la “Pineta grande”.
    2) Pinete di Pino domestico a copertura biplana e profilo ondulato. Il soprassuolo a pino presenta piante di grandi dimensioni e chiome espanse a copertura monoplana sotto le quali è presente uno strato di rinnovazione strutturata e differenziata di leccio con qualche sughera.
    3) Pinete di Pino domestico a profilo e copertura disformi per la presenza di chiarie. Sono soprassuoli caratterizzati dalla presenza di numerosi gap, di diversa dimensione, nella copertura. Questo determina grande eterogeneità nella composizione dello strato sottostante la pineta. In linea generale tutti questi popolamenti presentano uno strato continuo di specie arbustive della macchia e rinnovazione naturale di pino domestico nei gap di maggiori dimensioni e nelle zone marginali; rinnovazione naturale di olivastro nei gap più esposti al vento; rinnovazione naturale di leccio nelle zone di margine sottovento. La presenza di gap è da attribuirsi in prevalenza all’azione del vento e dell’aerosol marino ma in altri casi hanno origine da incendi che hanno frammentato i popolamenti arborei presenti.

    La complessità e la diversità delle pinete presenti si evince anche dall’analisi della loro valenza principale. Il 40% dei nuclei di pineta hanno valenza paesaggistica, mentre la valenza protettiva, turistico-ricreativa e biodinamica si attestano al 20% circa.Le Pinete di Pino domestico dell’isola di Caprera costituiscono, ad oggi, la componente vegetazionale più delicata e controversa, che alcune scuole di pensiero vorrebbero sostituire con elementi più adatti al clima mediterraneo dell’Arcipelago. Altre – ed è questo l’approccio seguito dall’Ente Parco- vedono in tali formazioni una componente paesaggistica consolidata (Bonanno e Lippi, 2011) per la quale gli interventi gestionali devono seguire un approccio cauto e ponderato. La conservazione della pineta è un aspetto importante ma non deve comunque diventare una forzatura dell’intervento umano. Le azioni selvicolturali da intraprendere dovranno essere comunque ispirate dal principio di “leggere il bosco e scrivere il trattamento” predisponendo gli interventi più adatti ad assecondare le dinamiche successionali in atto e favorire l’evoluzione dei sistemi boscati verso una maggiore stabilità bioecologica.

     

    Newsletter del Parco

    Iscriviti alla nostra mailing list e ricevi gli aggiornamenti sulle attività del Parco

    Utenti on-line

    Ci sono attualmente 0 utenti e 1 visitatore collegati.